Siamo tutti in convalescenza

Al tempo della prima pandemia, il leitmotiv (politicamente corretto) ANDRA’ TUTTO BENE  lanciato come àncora di speranza , al mondo intero naufragato di colpo senza capire perchè e per come in un mare in tempesta che sollevava enormi cavalloni di  silenziosissima angoscia, è stato ben presto soppiantato nel pensiero di tanti di noi da un disincantato e più realistico IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO.  E così, volenti o nolenti, abbiamo tutti attraversato i nostri deserti, le nostre piccole e grandi solitudini, angosce….. resilienti oltre ogni ragionevole immaginazione. Come è cambiato nel frattempo il paesaggio sonoro dentro e intorno a noi. Quanta fatica a riconoscere la nostra voce e quella degli altri, in questi mesi.  Tutto si è fatto silenzio, …..,.silenzioso. Un silenzio assordante, inquietante, a tratti, spaventoso. Al di là del vociare di superficie. ……Per arrivare all’oggi: un oggi, nel quale, aggrappati all ‘àncora  VACCINO, viviamo la speranza tremula ed esasperata di essere presto e definitivamente fuori da questo aridissimo deserto. Per ritornare segretamente  a sognare “un futuro al passato prossimo” (ritroveremo tutto come l’ abbiamo lasciato).  Siamo tutti in convalescenza, tutti stanchi morti, resilientemente stremati, ma ancora in piedi, in attesa disperata di questa tanto, troppo a lungo promessa definitiva e totale ripartenza.

Proviamo ora per  “gioco”  a simulare nella nostra mente la riapertura dei teatri, delle sale da concerto, delle sale prova, delle chiese, delle piazze, delle arene, dei siti che ospitavano eventi artistici, e chiediamoci: ma siamo così sicuri che ritroveremo quello che abbiamo lasciato?  Il nostro modo di ascoltare, di cantare, di recitare, di suonare, di concertare, di dirigere, di danzare…..INSIEME….sarà ancora lì, così, dove e come si trovava? Al di là della superficie, se sapremo andare al fondo di noi, della verità su noi stessi, spero e credo che faremo interessanti scoperte.. Siamo tutti in convalescenza e ci vorrà del tempo: ci vorrà il suo tempo per riprendere le misure su di noi e sugli altri, per sgranchirci e risentire i nostri corpi, i nostri cuori, le nostre vite. Per risvegliare i nostri desideri sepolti e atrofizzati  sotto la cenere della sfiducia nel futuro e sciogliere  così le contratture della nostra anima artistica.

E il nostro mondo corale come ne uscirà da questa pandemia?